Avrei tanto voluto scrivere nel fine settimana appena passato ma alla fine non ce l’ho fatta. Scrivere mi invita a fermarmi per riflettere, rielaborare, riassestare quanto assorbito, darli una collocazione e non voglio farlo di fretta tanto per pubblicare qualcosa. Così prendo in prestito alcuni dei versi che mi accompagnano da sempre e in questa giornata particolare ancor di più e vi parlo attraverso le parole di altri, che raccontano di me indicando strade e direzioni che talvolta dimentico e che è utile ricordare.
Ecco il mio promemoria poetico, una breve guida che stasera illumina la mia strada e spero possa fare lo stesso anche con voi.
“I fiumi” di Giuseppe Ungaretti
Questi versi mi hanno accompagnato sulle pareti della mia casa milanese qualche anno fa. Parole scritte con cura, a mano, in corsivo, con i pennarelli colorati, parole per rendere di nuovo mio uno spazio fino ad allora condiviso, parole per ricordarmi di mettere me e la mia persona prima di qualsiasi altro e qualsiasi altra cosa.
Cotici, il 16 agosto 1916
Mi tengo a quest’albero mutilato
Abbandonato in questa dolina
Che ha il languore
Di un circo
Prima o dopo lo spettacolo
E guardo
Il passaggio quieto
Delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
In un’urna d’acqua
E come una reliquia
Ho riposato
L’Isonzo scorrendo
Mi levigava
Come un suo sasso
Ho tirato su
Le mie quattro ossa
E me ne sono andato
Come un acrobata
Sull’acqua
Mi sono accoccolato
Vicino ai miei panni
Sudici di guerra
E come un beduino
Mi sono chinato a ricevere
Il sole
Questo è l’Isonzo
E qui meglio
Mi sono riconosciuto
Una docile fibra
Dell’universo
Il mio supplizio
È quando
Non mi credo
In armonia
Ma quelle occulte
Mani
Che m’intridono
Mi regalano
La rara
Felicità
Ho ripassato
Le epoche
Della mia vita
Questi sono
I miei fiumi
Questo è il Serchio
Al quale hanno attinto
Duemil’anni forse
Di gente mia campagnola
E mio padre e mia madre.
Questo è il Nilo
Che mi ha visto
Nascere e crescere
E ardere d’inconsapevolezza
Nelle distese pianure
Questa è la Senna
E in quel suo torbido
Mi sono rimescolato
E mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
Contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
Che in ognuno
Mi traspare
Ora ch’è notte
Che la mia vita mi pare
Una corolla
Di tenebre
“Considero valore” di Erri de Luca
Questi versi mi sono stati regalati su una pergamena da amiche e amici per la mia laurea. La conservo ancora, insieme alle firme di tutti loro, e aver riletto oggi queste parole mi ha fatto un gran bene.
Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente
e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordare di che.
Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord,
qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.
“I giusti” di Jorge Luis Borges
Ho scoperto questi versi qualche anno fa grazie alla conoscenza di una grande Maestra, Luciana Bertinato, nella casa del grande Maestro Mario Lodi. Grazie a lei ho conosciuto anche il progetto della Carovana dei Pacifici e la speranza, che si fa concretezza, di coltivare un mondo più giusto.
Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere un’etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina, che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Queste persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
E voi avete dei versi che vi stanno particolarmente a cuore?
Vi va di condividerli e spargere intorno un po’ di poesia?
Vi leggo.
Stupenda Fra, grazie!